mercoledì 21 gennaio 2009

L'Italia va a Kakà

Le previsioni sul futuro economico del nostro Paese sono sempre più cupe : per il 2009 si prevede un PIL a -2%, disoccupati e cassintegrati in vorticoso aumento, famiglie indigenti incapaci di tirare la 3° settimana del mese sempre più numerose.In questi giorni molti di costoro sono scesi in strada ed hanno sentito, improvvisamente, il bisogno di manifestare:non tutto, infatti, è sopportabile .Anche ciò che sembrava incredibile è successo ed il Milan,quatto quatto, ha messo sul mercato Kakà. La notizia ha provocato un diffuso sgomento, molte televisioni hanno seguito in diretta, ieri sera, l'evolversi della vicenda e verso le 23 pareva proprio fatta : Kakà al City. Poi, mentre i manifestanti per le vie di Milano crescevano nel numero e nella disperazione, improvviso il miracolo.Silvio Berlusconi compare in televisione e con uno straordinario colpo di scena dà la notizia che risolleva il Paese: azzerato il debito pubblico ? Crisi economica superata? Lavoro e prosperità per tutti? Nulla di tutto ciò, l'evento che rende prodigiosa e quasi irreale l'apparizione è che Kakà resta in Italia, al Milan. Giornalisti e conduttori applaudono increduli, quasi si prostrano a quella voce "superiore" foriera di tanta notizia, le folle prima inferocite si fanno festanti e la sera, fredda e piovosa, si fa dolce come fossimo a primavera. Un miracolo, un miracolo politico.Qualsiasi altro presidente di club si sarebbe ritrovato a fare i conti con il mancato ripianamento del deficit societario, Berlusconi calcola invece l'impennata nei sondaggi elettorali proprio quando le prime crepe iniziavano ad aprirsi. Molto più conveniente, anche in termini di ricaduta economica sull'impero mediatico di proprietà, dei 200 milioni sfumati con la mancata cessione del calciatore. I giornali inglesi, quasi increduli, scrivono che la trattativa è saltata all'ultimo momento per motivi politici. In Italia nessuno ci fa caso, a nessuno interessa, nessuno ricorda che per legge non sono compatibili la carica di Presidente del Consiglio con quella di presidente del Milan e che proprio per questo ormai da tempo Berlusconi ha ufficialmente lasciato la presidenza della squadra. Nemmeno lo ricorda, e come potrebbe ?, la sinistra : prima, con il PSI di Bettino Craxi, ha regalato al cavaliere l'impero televisivo, poi lo ha garantito nei lunghi anni dei Governi Prodi, Dini e, soprattutto, D'Alema. In Italia non è immorale il conflitto di interessi, è immorale parlarne o anche semplicemente farci caso e rimanerne colpiti.Ecco, io sono rimasto colpito dallo sfruttamento del calcio a ben calcolati fini politico elettorali e credo che nel Paese in cui giornali e tevisioni fanno servizio di propaganda più che di informazione, nessuna benemerenza nè capacità politica o programmatica possa competere con la sapiente gestione dei media e di un fenomeno di massa quale è il calcio.Anzichè sostenere la produzione, come la crisi imporrebbe, da noi il messaggio è di aumentare i consumi (sennò a che serve la pubblicità in televisione?). IL debito pubblico mostruoso e che ormai spinge la Nazione sull'orlo del fallimento è poco trattato, segnalato e conosciuto, le masse vengono invece interessate ed "educate" ai "sacrifici" ed alle capacità del grande presidente che regala loro i grandi campioni. Ma che prospettive ha un Paese cosi? Dove può andare?

GiamPietro Mosca